PROCEDIMENTI PER IL RICONOSCIMENTO DI UN ASSEGNO DI MANTENIMENTO PER I FIGLI MINORI E PER IL FIGLIO MAGGIORENNE NON ECONOMICAMENTE AUTOSUFFICIENTE

L‘obbligo di mantenimento dei figli maggiorenni: Cosa dice la legge

Nel contesto dei procedimenti familiari, tra cui separazioni, divorzi e questioni relative ai figli, si pone spesso il tema dell’obbligo di mantenimento dei figli maggiorenni non autosufficienti economicamente. Secondo l’articolo 337 septies del codice civile, il giudice può stabilire, valutate le circostanze, il pagamento di un assegno periodico in favore dei figli maggiorenni non autonomi economicamente. Questo assegno, salvo diversa determinazione del giudice, è versato direttamente al beneficiario.
La legge impone ai genitori l’obbligo di mantenere i figli, anche dopo il compimento della maggiore età, fintanto che non siano economicamente autosufficienti. Tuttavia, questo obbligo può venir meno se il figlio maggiorenne è in grado di essere autosufficiente ma sceglie volontariamente di non trarne beneficio.

L’autosufficienza economica: Quando un figlio è considerato indipendente

Il limite per stabilire se un figlio è economicamente autosufficiente di solito è individuato dall’inizio di un’attività lavorativa che garantisca un reddito adeguato. Ad esempio, un figlio iscritto all’università ma che lavora part-time può essere considerato economicamente autonomo. Al contrario, un figlio che svolge un contratto di apprendistato o guadagna somme modeste da lavori saltuari potrebbe non essere considerato autosufficiente.

La condotta colpevole: Quando il diritto al mantenimento può essere negato

La legge stabilisce diverse situazioni in cui il diritto al mantenimento può essere negato al figlio maggiorenne. Ad esempio, se il figlio mantiene uno stile di vita sregolato o persiste in una ricerca di lavoro infruttuosa senza prendere coscienza delle proprie capacità, potrebbe non avere diritto al mantenimento.

D’altra parte, ci sono casi in cui la condotta del figlio non può essere considerata colpevole e quindi il diritto al mantenimento viene riconosciuto. Ad esempio, se il figlio rifiuta un’offerta di lavoro per completare un prestigioso percorso di studi all’estero, tenendo conto delle buone condizioni economiche del genitore obbligato, potrebbe avere ancora diritto al mantenimento.

L’onere della prova: Chi deve dimostrare l’indipendenza economica

Nel processo legale, l’onere di provare l’indipendenza economica o il mancato raggiungimento di essa ricade sui genitori obbligati. Devono dimostrare che il figlio è divenuto economicamente autosufficiente o che il mancato svolgimento di un’attività lavorativa è dovuto a un comportamento negligente del figlio stesso.

Allo stesso tempo, spetta al figlio dimostrare la sua mancanza di indipendenza economica e gli sforzi fatti per renderla tale, come la ricerca attiva di lavoro. L’età del figlio è un fattore determinante nell’onere probatorio, poiché più è vicina alla maggiore età, più lieve diventa la prova per il figlio.

Aspetti processuali: Come avviene il pagamento del mantenimento

Il genitore affidatario ha il diritto di ottenere dal genitore non convivente un contributo per il mantenimento del figlio maggiorenne. Anche se il figlio può intervenire nel processo per richiedere direttamente il mantenimento, non è considerato un litisconsorte necessario.

Le decisioni del giudice riguardanti il mantenimento non hanno effetti costitutivi ma dichiarativi, conservando la loro efficacia fino a una modifica del provvedimento. Il pagamento diretto del mantenimento al figlio può essere stabilito solo dal giudice e non autonomamente dal genitore obbligato.

In definitiva, la legge garantisce ai figli maggiorenni non autosufficienti il diritto al mantenimento, ma questo diritto può venir meno se il figlio è in grado di essere autonomo economicamente e sceglie di non trarne beneficio. Il processo legale cerca di bilanciare i diritti e gli obblighi dei genitori e dei figli, con particolare attenzione all’onere della prova e agli aspetti procedurali.

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